Fondato nel 1955, Kent è specializzato in abbigliamento ed accessori uomo e donna, con servizio di sartoria su misura per la realizzazione di abiti e camicie personalizzate. Dedizione e costanza hanno permesso la trasformazione di un piccolo negozio di 30 mq in una vera e propria Boutique di 300 che vanta clienti fidelizzati e qualità riconosciuta. Di recente l’Associazione ha avuto il piacere di intervistare Giulio Anticoli, il titolare dell’attività commerciale sita in viale Somalia 119.
Buongiorno Giulio, ci racconti qualcosa su Kent!
Salve, che dire? Sono subentrato alla gestione del negozio nel 1982 quindi sono 32 anni che lavoro qui dentro. Il negozio nasce nel 1955, l’ha fondato mio padre Sandro insieme a un suo amico, quindi originariamente era una società. Tuttavia dopo pochissimi mesi, dato che era difficile l’avviamento dell’attività, la controparte si è tirata indietro quindi è stata liquidata e mio padre è diventato l’unico titolare.
Cosa può dire sul periodo storico dell’apertura?
L’inizio è stato molto difficile; viale Somalia era una strada sterrata e a pochi mesi dall’apertura del negozio sprofondò comportando la sua chiusura dall’inizio alla fine. Ci fu un momento molto difficile e non eravamo sicuri di riuscire a superare l’avviamento. Poi, per fortuna, c’è stato uno sviluppo negli anni del boom economico.
Perché i due soci decisero di aprire un negozio di abbigliamento?
Per passione! Mio padre aveva lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento in Via Po. Per questo motivo, quando all’età di 24 anni, si presentò l’occasione di prendere questo spazio lo fece immediatamente. La zona era in via di sviluppo e quindi abbastanza accessibile economicamente. Il vestire, quindi il mondo dell’abbigliamento, è una passione a cui non può rinunciare ancora oggi ed è la stessa che ha trasmesso a me.
Quando la zona è diventata un punto nevralgico del commercio?
In realtà negli ultimi anni e con lo sviluppo di viale Libia. Indubbiamente è stato reso possibile grazie all’apertura, nel ’63, del ponte di via delle Valli, viadotto che unisce i quartieri Monte Sacro e Trieste; questo nel tempo ha portato a uno sviluppo demografico e alla frequentazione della zona da parte di un ceto medio e medio-alto.
Che tipo di capi e quali marchi trattate?
Mettiamo a disposizione del cliente ogni tipo di indumento, dallo sportswear al capospalla. Per quanto riguarda le marche abbiamo Colmar, Woolrich, Peuterey, Jeckerson, Siviglia e molti altri per un totale di circa 30 griffe.
Avete avuto problemi con la crisi?
La crisi si sente anche se fortunatamente per noi non ha assunto un aspetto drammatico proprio grazie alla tradizione tanto che stiamo vestendo la quarta generazione; questo per noi significa che i nostri clienti amano il negozio e il servizio. Sempre più spesso persone che si vestivano con i nostri abiti da piccole tornano da da grandi.
Quali sono i mezzi che permettono di raggiungere Kent?
Oltre ai mezzi privati, autobus (92 da Termini) e metropolitana (B1- fermata Libia). Inoltre abbiamo un sito di shopping online (www.kentroma.com) che ci permette di vendere in tutta Italia.
Le istituzioni vi aiutano a combattere la crisi?
Le istituzioni spesso si muovono dietro indicazione delle associazioni di categoria. Essendo presidente dell’Associazione Botteghe Storiche e della Confederazione Nazionale Artigiani riesco ad avere un discreto peso sulle decisioni volte alla tutela dei commercianti. Abbiamo lavorato sul testo unico del commercio dove sono stati stanziati tre milioni di euro a fondo rotativo per le Botteghe Storiche; inoltre lavoriamo sul testo unico della senatrice Valentini al Senato. Siamo riusciti con il comune di Roma a ridurre l’IMU per la proprietà delle Botteghe Storiche; stiamo lavorando sui parchi dello ZTL e la scorsa settimana siamo riusciti a ridurli di un’ora facendo pressione sulle istituzioni che fortunatamente ci hanno ascoltato. Il mio impegno è totale, delle volte riesco ad ottenere qualcosa, altre no; comunque mi sento parte strutturale del sistema.
Commenti sulla concorrenza? Cosa ne pensa dei numerosi centri commerciali?
La concorrenza è forte e spesso è poco trasparente. Inoltre il degrado urbano non facilita il commercio infatti l’attrattiva territoriale è fondamentale per l’ossigeno di un’attività commerciale. I centri commerciali funzionano anche per questo, sotto hanno le aree di parcheggio, i negozio hanno un certo decoro, c’è una pulizia degli spazi e quindi c’è una funzionalità studiata a tavolino. Nelle strade del centro purtroppo questo non avviene e si assiste a un dilagare di attività commerciali che non hanno nulla a che fare con la tradizione del commercio romano e questo penalizza le attività sane.
Cosa si sente di consigliare ai commercianti come a Lei?
Per rimanere in piedi un’attività commerciale deve combattere le conflittualità generazionali. Spesso chi deve subentrare non trova il giusto spazio per poter esprimersi e questo porta l’impresa a non svilupparsi e quindi muore. Un’alternanza intelligente è quindi l’unico modo che permette alla bottega di plasmarsi al mercato sopravvivendo ai problemi esterni; la prova è data dalla presenza di botteghe con oltre 400 anni di vita.
Luca Bagaglini